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Cosa succederebbe se le stampanti 3D potessero usare un vasto assortimento di materiali differenti, dalle cellule viventi ai semiconduttori, mescolando e combinando con precisione i vari inchiostri?
Se lo è domandato Jennifer Lewis, una scienziata dei materiali dell’Università di Harvard, che sta sviluppando la chimica e i macchinari per stampare oggetti dalla forma complessa, aggiungendo con precisione materiali utili per le loro proprietà meccaniche, la conduttività elettrica o i tratti ottici.
Il gruppo di ricerca studia con un microscopio una stampante 3D capace di stampare con precisione strutture con caratteristiche delle dimensioni di un micrometro, mentre un’altra stampante più grande, che usa ugelli dotati di uscite multiple attraverso le quali stampare inchiostri diversi contemporaneamente, riesce a fabbricare in pochi minuti un campione delle dimensioni di un metro dotato della microstruttura desiderata.
Il segreto sta nell’uso di inchiostri che si possono stampare durante lo stesso processo produttivo. Ciascun inchiostro è composto da un materiale differente, ma tutti possono essere stampati a temperatura ambiente e vanno formulati in modo da essere iniettati in pressione sotto forma liquida e mantenere la loro forma una volta posizionati.