La nuova riforma, definita dal Decreto Ministeriale n. 256/24 pubblicato lo scorso 2 gennaio, offre agli studenti percorsi formativi strutturati per adeguarsi alle richieste del mondo del lavoro. Con la filiera tecnologico-professionale, infatti, si punta molto su meccanica e meccatronica, eccellenze del made in Italy.
Il 2025 porta interessanti novità sul fronte della formazione tecnica e professionale, e questa forse è la volta buona per iniziare a contrastare quel “mismatch” fra scuola e mondo del lavoro di cui si parla ormai fin troppo spesso. Prende sempre più corpo la “rivoluzione” della filiera tecnologico-professionale, già avviata – ne abbiamo parlato in un recente articolo (vedi Lamiera di aprile 2024, ndr) – con la costituzione e la valorizzazione degli “Its Academy”, scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore.
Un percorso organico di 6 anni
Ora il Ministero guarda anche al tassello immediatamente precedente del mosaico, scommettendo su quello che ormai in gergo si chiama “4+2”: ossia, in parole semplicissime e non del tutto precise (come vedremo), creare percorsi di scuole superiori abbreviati (4 anni anziché i canonici 5) che permettano, al termine, di approdare al “+2”, ossia proprio agli Istituti Tecnici Superiori (ma non solo), delineando un percorso organico di sei anni.
Ripristinata al MIM la direzione generale ad hoc
Una riforma a cui dalle parti di Viale Trastevere si crede fortemente, tanto che è addirittura stata ripristinata, dopo oltre 10 anni dalla sua soppressione (avvenuta con il riordino del 2014), la Direzione Generale per l’Istruzione Tecnica e Professionale, affidata a un dirigente con grande esperienza sul campo: per guidarla, e pilotare la transizione al nuovo modello, è stato infatti scelto Maurizio Adamo Chiappa, già dirigente scolastico del prestigioso istituto tecnico industriale “Guglielmo Marconi” di Dalmine, a due passi da Bergamo, uno dei punti di riferimento a livello internazionale nel settore dell’istruzione tecnica, che vanta solide collaborazioni con vari enti, soggetti istituzionali e associazioni imprenditoriali tra cui Confindustria, oltre a giocare un ruolo chiave nel sistema dell’istruzione nazionale attraverso la rete M2A.
Compito primario della neonata direzione è far decollare il sistema degli “Its Academy” e rafforzare il collegamento tra scuola e lavoro, operando in 18 ambiti cruciali tra cui l’orientamento, l’apprendistato e i rapporti con le regioni e le parti sociali. Non a caso l’acronimo scelto per questa direzione generale, in linea fra l’altro con le strategie Unesco, è TVET, che sta per “Technical and Vocational Education and Training”.
Meccanica e meccatronica… fino all’ombra delle Piramidi!
È proprio in questo contesto che si inserisce il progetto del “nuovo ordinamento”, avviato già in via sperimentale quest’anno scolastico e ora attivo in 176 scuole di tutta la Penisola e oltre (una si trova perfino in Egitto: lo storico istituto tecnico salesiano “Don Bosco” del Cairo, con specializzazione in meccatronica), per un totale di 201 filiere attivate, in segmenti di mercato che vanno dall’artigianato-made in Italy all’amministrazione, finanza e marketing, dal turismo all’informatica, dai sistemi informativi aziendali all’agricoltura, fino ad arrivare chiaramente a meccanica e meccatronica, industria, tecnologia dei materiali e così via, anche tenendo conto delle specificità produttive dei diversi territori (dati MIM aggiornati a gennaio 2025).
L’istituzionalizzazione della filiera
Dopo una prima sperimentazione nell’anno scolastico in corso (che ha visto pervenire da studentesse e studenti un totale di 2093 domande, di cui 1405 per gli istituti tecnici e 688 per i professionali), la legge 121 dell’8 agosto 2024, in vigore dallo scorso 6 settembre e integrativa del decreto legge n. 144 del 2022 (articolo 25 bis), ha istituzionalizzato la filiera, ulteriormente definita, in vista dell’anno scolastico 2025/2026, dal decreto ministeriale n. 256 del 16 dicembre 2024, in Gazzetta il 2 gennaio 2025. Ci si avvia dunque verso il superamento della sperimentazione e l’effettiva “messa a sistema” dei nuovi modelli.
Il raccordo con Industria 4.0
Si legge infatti nel nuovo decreto: «Al fine di rispondere alle esigenze educative, culturali e professionali delle giovani generazioni e alle esigenze del settore produttivo nazionale secondo gli obiettivi del Piano Nazionale Industria 4.0 e dell’innovazione digitale, e di verificare l’efficacia della progettazione di un’offerta formativa integrata in cui venga favorito il raccordo tra i percorsi degli istituti tecnici e professionali e le istituzioni, i contesti produttivi, il mondo delle imprese, delle professioni e i diversi stakeholder, il Ministero dell’istruzione e del merito promuove l’attivazione di nuovi percorsi quadriennali sperimentali inerenti la filiera tecnologico-professionale per l’anno scolastico 2025/2026».
Obiettivo, formare i “tecnologi” del futuro
“Filiera”, appunto, è il concetto chiave per iniziare a vederci un po’ più chiaro: in effetti, se per i settori produttivi l’idea della filiera tecnologico-professionale è ormai sdoganata, altrettanto non può dirsi sul versante della formazione. Si tratta all’atto pratico di costruire un percorso strutturato che possa permettere agli studenti di acquisire quelle competenze avanzate e specialistiche da “tecnologo” – nel quadro europeo delle qualifiche EQF siamo al livello 5: il vecchio “capotecnico”, per intenderci –, che possano venire incontro alle esigenze sempre più incalzanti del mondo del lavoro e delle aziende. Allineandosi peraltro a ciò che, in varie forme, esiste già in altri sistemi formativi, su tutti quello tedesco, dove ben 900 mila alunni (contro i nostri 40 mila circa) frequentano percorsi di istruzione tecnica superiore.
Il percorso nel dettaglio
Ma cosa accade all’atto pratico? Quale percorso trovano davanti a sé gli alunni che, al termine della terza media (secondaria di primo grado), scelgono il “4+2”? Si parte dal “quadriennio”, da svolgere in una scuola superiore, tecnica e professionale, che permette agli studenti il raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento e delle competenze già previsti per i normali corsi quinquennali (Pecup), con il conseguimento del diploma di istruzione secondaria di secondo grado all’esito dell’esame di stato.
Durante questi quattro anni il monte ore complessivo non cambierà rispetto al tradizionale percorso quinquennale, grazie a rimodulazioni orarie che le scuole sono libere di realizzare grazie ai loro spazi di autonomia previsti già da oltre 25 anni (di autonomia didattica e organizzativa parlano gli articoli 4 e 5 del Dpr 275/1999): di fatto le 1056 ore previste per il quinto anno vengono “rispalmate” nei quattro precedenti. Alla fine del quadriennio l’esito naturale è l’iscrizione automatica all’Its di filiera (il “+2”, di fatto), ma sarà anche possibile iscriversi all’università o inserirsi direttamente nel mondo del lavoro. O anche, perché no, proseguire il proprio percorso formativo presso un altro Its per cui, lungo il cammino, si è scoperto un particolare interesse o vocazione.
Filiera tecnologico-professionale: un ecosistema inclusivo e orientato al futuro
All’atto pratico si tratta dunque di un percorso di sei anni: si punterà molto sul consolidamento delle esperienze on the job, il potenziamento delle discipline STEM, delle ore dedicate ai percorsi per le competenze trasversali e orientamento (Pcto), il processo di internazionalizzazione, la didattica laboratoriale, l’adozione di metodologie innovative. È previsto il coinvolgimento di docenti esperti provenienti dal mondo del lavoro, e sono potenziati anche il collegamento con il territorio, le imprese e le attività professionali. Il tutto, come esplicitato nel decreto 256/24, è reso possibile grazie alla collaborazione e sinergia tra istituti tecnici, istituti professionali e “Its Academy“, sviluppando un ecosistema educativo inclusivo e orientato al futuro.
Sinergie strategiche e partenariati
Non è tutto: si prevede anche l’introduzione del cosiddetto “campus”, una comunità educativa “cucita” intorno allo studente che riunisce scuole, centri di formazione professionale e “Its Academy“. Fra le novità si prevede anche un maggiore supporto finalizzato all’apprendimento di competenze tecniche degli studenti. Un occhio di riguardo è dato inoltre alla “mobilità” fra i vari percorsi, per superare la rigidità che da tempo rappresenta un problema del nostro modello formativo. La riforma incoraggia anche la stipula di accordi di partenariato per potenziare l’alternanza scuola-lavoro e i contratti di apprendistato, valorizzando i progetti creativi e le invenzioni soggette a diritti d’autore e proprietà industriale sviluppati nei percorsi tecnici e professionali.