Nichelatura chimica, qual è lo spessore ideale del rivestimento?

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Arrugginimento, corrosione e degradazione superficiale sono tra i principali nemici degli oggetti in metallo, specie se vengono impiegati in ambienti in cui sono presenti agenti atmosferici potenzialmente dannosi come umidità, salsedine o sostanze chimiche di varia natura.

Un metodo molto apprezzato per prevenire i danneggiamenti e consentire ai manufatti metallici di durare inalterati più a lungo nel tempo è rappresentato dalla nichelatura di tipo chimico, che consiste nella creazione in superficie di un solido strato di rivestimento a base di nichel contenente una percentuale variabile di fosforo.

Questa vera e propria barriera protegge in modo ottimale da usura e corrosione, e può essere utilizzata con successo sulle più diverse tipologie di metallo come ferro e leghe ferrose (acciaio, ghisa…), rame e relative leghe (bronzo e ottone) e anche diversi tipi di leghe di alluminio. Ma qual è lo spessore ideale per questo rivestimento?

La risposta è “dipende”. Sono diversi i fattori da tenere in considerazione quando si deve decidere quale sia lo spessore di nichel chimico necessario, come ad esempio:

  • Tipo di materiale da trattare
  • Tenore di fosforo del nichel chimico
  • Condizioni operative e fattori ambientali in cui verrà utilizzato il manufatto (es. range di temperature, presenza di sostanze aggressive…)
  • Durata del manufatto

In generale, in ambienti scarsamente o mediamente corrosivi possono essere sufficienti spessori di 5-10 micron, mentre lo strato di nichelatura chimica dovrà necessariamente essere più consistente e spesso (anche fino a 50 o 100 micron) quando le condizioni ambientali sono potenzialmente molto degradanti, come ad esempio avviene in presenza di acqua salata.

 

fonte: https://www.nicasil.it

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