La lavorabilità di un materiale

Daniela Tommasi

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lavorabilità di un materiale

Perché si parla con insistenza di lavorabilità di un materiale? Da cosa dipende? È “quantificabile” in maniera univoca?

La lavorabilità di un materiale alla macchina utensile è una caratteristica tecnologica di grande interesse poiché indica la sua attitudine a essere lavorato per asportazione di truciolo.

La sua importanza è dovuta al legame di dipendenza, interdipendenza e interconnessione, con utensile, macchina utensile, potenze in gioco, fenomeni di usura, tutti elementi che influenzano direttamente il costo del processo produttivo.

Di conseguenza, condizionerà le successive lavorazioni, sia da un punto di vista tecnologico che di riscontro finale, qualitativo, gestionale e di business.

Mentre le caratteristiche fisiche e meccaniche di un materiale possono essere definite numericamente, per la lavorabilità ci si affida a un “giudizio” soggettivo, sebbene, recentemente, siano state messe a punto delle linee guida per una valutazione il più possibile condivisibile.

Quantificare la lavorabilità di un materiale

Non esistono, al momento, modelli di valutazione univoca della lavorabilità, né sono stati messi a punto parametri di misura quantitativi universalmente validi: molti sono i fattori in gioco, fra l’altro con un peso variabile in funzione sia di cosa si stia realizzando, sia delle destinazioni future del manufatto.

Questo fattore, lo ripetiamo, è fortemente legato all’interazione che nasce, durante la lavorazione, fra il pezzo e l’utensile.

Determinare la lavorabilità dei materiali, specialmente di quelli metallici, presenta delle difficoltà oggettive se l’obiettivo è l’ottenimento di risultati rigorosi.

Nel corso degli anni sono state studiate metodologie diverse, basandosi su criteri quali la durata dell’utensile, la qualità della finitura superficiale, la truciolabilità, le forze di taglio o la potenza impiegata.

Tuttavia, al momento, l’attribuzione del “giudizio “sembra essere ancora la strada migliore o, quantomeno, la più usata: ottima o buona lavorabilità e così via fino a scarsa o nulla lavorabilità.

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