Funghi, rifiuti organici e stampa 3D danno vita a nuovi biomateriali

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Dalla coltivazione dei funghi possono nascere nuovi biomateriali compostabili, da utilizzare in diversi prodotti. Lo ha dimostrato una nuova ricerca dell’Università di Sydney, dove un team di scienziati ha prodotto alcuni prototipi basati sui cosiddetti micomateriali.

L’esperimento abbina l’utilizzo di rifiuti organici, come fondi di caffè e frammenti di cartone, con la stampa 3D e la coltivazione di funghi. Le capacità dei funghi di legarsi alla materia organica grezza tramite il reticolato di radici che formano durante la crescita è la chiave del processo.

La rete micorrizica

Si tratta di una struttura nota come rete micorrizica ed è formata dal micelio, l’apparato vegetativo dei funghi. Il micelio si articola in un intreccio di filamenti detti ife. Questa rete funziona come legante e come copertura del materiale organico di scarto utilizzato dai ricercatori australiani. Se la materia viene essiccata prima di farci crescere sopra il fungo, il micelio forma infatti un tessuto simile alla pelle, che tiene insieme il materiale organico in una forma data da un calco ottenuto con la stampa 3D.

Per testarne il funzionamento, i ricercatori hanno fuso stampi di forme semplici come sfere, una teiera e un coniglio. Poi hanno sviluppato ulteriormente il processo in progetti più complessi e pratici che sfruttano le capacità naturali del fungo.

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