Vero Project cambia pelle e da rivenditore diventa software house. Tante le sfide da affrontare. Per vincerle la società bresciana ha stretto nuove partnership, rafforzato la squadra di tecnici, cambiato organizzazione, puntato su una formazione mirata e sulla collaborazione stretta con gli stakeholder
Cambiare per continuare a crescere e a competere sui mercati internazionali. Questa la scelta fatta da Vero Project che da rivenditore di tecnologie per stampisti diventa software house. Due gli step alla base dell’evoluzione della società bresciana che oggi ha sedi anche a Milano, Treviso, Parma e un fatturato di oltre 6 milioni di euro raggiunto con la collaborazione dei suoi 40 addetti, tra dipendenti e collaboratori.
Il primo è stata l’entrata nella compagine societaria di Forum Family Office lo scorso settembre. Operazione che ha visto il passaggio nelle mani della società tedesca – che investe il patrimonio di una famiglia di Monaco di Baviera in aziende di medie dimensioni con particolare attenzione al software – della quota di maggioranza delle azioni di Vero Project, lasciando però la totale gestione dell’attività nelle mani del socio di minoranza Antonio Perini, oggi Ceo dell’azienda con sede a Concesio, garantendo così continuità al business aziendale.
Il secondo step che ha portato alla trasformazione di Vero Project è stato diventare il primo partner globale di Hexagon, multinazionale svedese specializzata in automazione e tecniche di misurazione, con la quale la società guidata da Perini ha una lunga partnership commerciale. Da dicembre 2024, quindi, Vero Project potrà commercializzare anche all’estero l’intero portafoglio prodotti di Hexagon, andando ben oltre Workplan, l’ ERP per la produzione in grado di gestire tutto il processo produttivo dalla preventivazione alla realizzazione dello stampo, che nel tempo è diventato il prodotto di punta di Vero Project tanto da conquistare il 31% della sua quota di mercato.
Nuovi obiettivi
«Ora siamo pronti ad affrontare nuove sfide e nuove obiettivi da raggiungere da qui al 2030», afferma con decisione Perini. «A cominciare dal fare efficienza e migliorare i servizi offerti con la collaborazione dei nostri clienti, oltre al rafforzamento delle nostre tecnologie per l’industria 4.0, 5.0, per l’analisi dei dati di processo e per la loro sicurezza. Ma intendiamo puntare anche su una consulenza di alto profilo a tutti i livelli, compresa la sostenibilità. Proprio per questo abbiamo deciso di aumentare il numero dei consulenti e abbiamo assunto un ex stampista per rispondere prontamente alle esigenze della nostra clientela e, se possibile, prevenirle».
Non a caso la parola d’ordine che andrà a scandire il futuro della società bresciana è “collaborazione”. «Vogliamo che i nostri dipendenti e i nostri 1.200 clienti si sentano parte attiva dell’azienda», prosegue Perini. «Questo significa avere sfide e obiettivi comuni. Dopotutto l’era di un uomo solo al comando è finita da tempo. Oggi per competere sui mercati globali è necessario condividere idee e progetti, ma anche problematiche e difficoltà. La valorizzazione delle diverse competenze è il vero valore aggiunto, quello in grado di fare davvero la differenza. Un cambiamento culturale necessario per evolvere ed espanderci sempre più oltre i confini nazionali».
Team multidisciplinare
E sulla base di questa logica cambia anche l’organizzazione di Vero Project oggi guidata da un team multidisciplinare di persone che operano secondo un unico mantra: delega e autonomia decisionale. «Per raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti abbiamo bisogno di nuove competenze, per questo stiamo rafforzando la nostra struttura», spiega Perini. «Abbiamo già cinque persone e intendiamo portarne a bordo altre otto entro il primo semestre del 2025». Si tratta di tecnici da destinare al centro assistenza, all’amministrazione e controllo di gestione, alla direzione vendite, ma anche al nuovo centro ricerca e sviluppo all’interno del quale l’azienda di Concesio metterà a punto nuovi software destinati alla meccanica di precisione per stampisti.
Lo sguardo ai mercati esteri
L’internazionalizzazione resta poi un altro importante target da raggiungere nel prossimo quinquennio. A spingere in questa direzione anche il buon andamento del mercato dello stampo che stando alle previsioni dovrebbe crescere mediamente del 6% nei prossimi anni spingendo la domanda di nuove tecnologie in tutta Europa (dove è concentrato il 5% del valore mondiale del segmento mould and die) e non solo.
Oggi l’azienda, con la cessione dei clienti esteri da parte di Hexagon, è presente sui mercati italiano, portoghese, tedesco, americano e inglese, ma intende aggredire anche Francia, Repubblica ceca e il resto dell’Europa. Per riuscirci ha rafforzato la sua rete commerciale internazionale. «Dare risposte concrete ai nostri clienti esteri ci spingerà a ideare nuovi prodotti che supporteranno meglio anche i nostri clienti italiani», conclude Perini.