La sfida che si presenta oggi, per il futuro delle lavorazioni di fresatura, introducendo strumenti di correzioni delle variabili che hanno effetto sul risultato della lavorazione in macchina.
Negli ultimi anni, il mondo della fresatura ha visto una crescente necessità di un sistema di lavorazione più intelligente e adattivo. Attualmente, il processo è lineare e privo di un feedback loop, ma il futuro punta alla creazione di un sistema capace di riconoscere e correggere i propri errori in tempo reale.
Il primo passo per raggiungere questo obiettivo è sviluppare una maggiore capacità di ascolto e osservazione del processo di lavorazione, raccogliendo informazioni utili per migliorare l’efficienza. Successivamente, diventa essenziale gestire e organizzare questi dati in modo strutturato, così da renderli realmente utili. Infine, il vero valore sta nell’analisi e nell’interpretazione di queste informazioni, trasformandole in azioni concrete per ottimizzare il sistema nel suo insieme.
In questo scenario, le università devono svolgere un ruolo chiave. Storicamente criticate per il loro distacco dalla realtà industriale, oggi più che mai devono avvicinarsi alle imprese per risolvere problemi concreti. Il laboratorio PoliMill, nato nel 2015, incarna questa filosofia, collaborando con PMI e utilizzando tecnologie avanzate per ottimizzare i processi di asportazione di truciolo. Attraverso lo sviluppo di software open-source e metodologie innovative, PoliMill mira a ridurre i tempi di ciclo e migliorare la qualità dei componenti prodotti.
Oltre alla ricerca, il laboratorio si impegna nella formazione, fornendo agli studenti esperienze pratiche su casi industriali reali. Questo approccio consente ai giovani ingegneri di entrare nel mondo del lavoro con competenze concrete e pronte all’uso. Inoltre, PoliMill aiuta le PMI ad adottare workflow digitali avanzati, garantendo loro maggiore competitività.
A partire dal 2024, il team PoliMill integrerà nei propri corsi nuove innovazioni, dimostrando come un approccio digitale e data-driven possa rivoluzionare il settore manifatturiero. Dopo tutto, se l’università non insegna un nuovo modo di vedere il mondo, chi lo farà?