Rifinanziamenti, garanzie e misure fiscali: la Legge di Bilancio 2024

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In un delicato equilibrio tra conti pubblici e spinte inflazionistiche, la nuova Legge di Bilancio prevede il rifinanziamento di vecchi e preziosi strumenti agevolativi, provando altresì a ridurre la pressione fiscale per le imprese.

Ristabilire il potere d’acquisto per i cittadini e innescare un moltiplicatore di cui potranno beneficiare, a valle, anche le imprenditorie, in maniera indiretta: è questo il tema principale attorno al quale ruota l’intero testo normativo della Legge di Bilancio per il 2024, il consueto strumento che annualmente decide le sorti degli incentivi destinati alle imprese, e gli aggiustamenti nel sistema economico italiano.

La Legge 213/2023, pubblicata in GU il 30 dicembre 2023, ed entrata in vigore dal 1° gennaio 2024, ha introdotto diverse novità, tra cui sostegni mirati a promuovere lo sviluppo degli investimenti, in modo da contribuire efficacemente alla ripresa del paese.

Struttura e novità della 213/2023

Diversamente dagli anni passati, la quantità di risorse per gli incentivi destinati alle imprese appare più ristretta, ed effettivamente lo è: nel trovare un equ librio tra l’andamento dei conti pubblici e le politiche di contrasto all’inflazione, è stato leggermente penalizzato il sostegno alle imprenditorie. Questo non significa che non ci saranno agevolazioni ma, probabilmente, nell’ultimo triennio il governo era stato particolarmente generoso, in considerazione delle difficoltà accorse con la crisi pandemica. E, ora che la ripresa è in atto, ha stretto un po’ la cinghia. Vanno anche messi in conto l’aumento dei costi, per la questione energetica, e i conflitti a Est (russo-ucraino) e a Sud (in Medioriente). Dunque, alla luce di questo quadro non particolarmente semplice, viene varata una manovra finanziaria che comprende, oltre alla Legge di Bilancio, i DLgs attuativi della riforma fiscale, i DL anticipi e la riprogrammazione di spesa per le risorse del PNRR.

Le operazioni prevedono interventi complessivi per 34.7 miliardi, e fondi provenienti principalmente dal taglio delle spese (10.8 miliardi di euro) e dall’aumento delle entrate (8.3 miliardi). In questo modo dovrebbe delinearsi un calo della pressione fiscale, nel lungo periodo, passando dal 42,5% del 2023 al previsionale 41,8% nel 2026, con un cumulo percentuale di 0,9 punti in quattro anni (considerando che nel 2022 era pari al 42,7%). Tutto ciò è ricompreso in 22 articoli (e decreti vari): gli iniziali 89 articoli della prima sezione sono confluiti in uno solo – maxi, come da tradizione – composto da 561 commi; nella seconda parte, poi, gli articoli dal 2 al 21 riguardano l’approvazione degli stati di previsione, per ogni ministero. È comunque nell’articolo 1 che sono racchiusi i principali incentivi per le imprese, con una destinazione economica che ammonta a 6 miliardi, tra rifinanziamento dei contratti di sviluppo, grandi progetti di interesse comune europei (IPCEI), tecnologie abilitanti, Nuova Sabatini e ZES unica nel Mezzogiorno. Una buona fetta delle risorse sarà poi utilizzata da Sace, attraverso la sua nuova Garanzia Archimede. Intanto, nei primi mesi del 2024 i ministeri organizzano la pubblicazione dei decreti attuativi, per tradurre in bandi l’elargizione delle risorse: tra questi è il MIMIT quello più attivo, con una movimentazione di ben 9.6 miliardi di euro, di cui però 6.3 per il finanziamento del Piano Transizione 5.0, non previsto nella manovra finanziaria, ma dall’ultima “versione” del PNRR.

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