L’inquinamento delle acque causato dai coloranti utilizzati nella produzione tessile, alimentare, cosmetica e di altro tipo è un’altra impellente e attuale fonte di preoccupazione ambientale. Un problema che vede impegnati scienziati e industriali nella ricerca di alternative biocompatibili e più sostenibili per proteggere l’ambiente. Ispirato da un dottorato di ricerca che include le modalità migliori per trattare le acque reflue delle cantine, il nuovo studio condotto dalla Flinders University presenta un metodo innovativo per degradare, e in prospettiva rimuovere, sostanze chimiche organiche tossiche, tra cui i coloranti azoici, dalle acque reflue, attraverso un processo di fotocatalisi chimica alimentato dalla luce ultravioletta.
Performance potenziate
Il processo prevede la produzione di “cluster” metallici di soli nove atomi di oro “ancorati” chimicamente al biossido di titanio, che a sua volta guida la reazione convertendo l’energia della luce UV assorbita. Stando a quanto emerso dalla ricerca i cocatalizzatori a nanocluster d’oro migliorano il lavoro fotocatalitico del biossido di titanio e riducono di sei volte il tempo necessario per completare la reazione.
Attualmente, i diversi processi fisici, chimici e biologici tradizionali impiegati per rimuovere dall’acqua i composti organici cancerogeni e recalcitranti spesso non eliminano efficacemente i contaminanti pericolosi in quanto alcune sostanze chimiche, soprattutto quelle con anelli aromatici, sono resistenti alla degradazione chimica, fotochimica e biologica. In quest’ottica, i ricercatori di nanotecnologia della Flinders University hanno dimostrato l’utilità di questo cocatalizzatore a cluster d’oro e di semiconduttori modificati per la sintesi di nuovi sistemi di fotocatalisi per la degradazione dell’arancio di metile.