La regione Emilia-Romagna investe su formazione, innovazione, transizione ecologica e digitale destinata a imprenditori e liberi professionisti. Ce ne illustra i dettagli Vincenzo Colla, Assessore allo sviluppo economico.
La regione Emilia-Romagna ha stanziato 3,7 milioni di euro per oltre 300 percorsi su innovazione, transizione ecologica e digitale destinati a imprenditori e liberi professionisti. Con questa premessa abbiamo intervistato Vincenzo Colla, Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali della regione.
Parliamo di una grande spinta per l’export ?
La regione è molto attiva nel settore manifatturiero anche grazie alle relazioni e alla loro qualità: per questo stiamo investendo molto sulle fiere (inclusa Mecspe), il luogo delle relazioni internazionali per eccellenza.
L’Emilia-Romagna è la prima in Italia per valore di export pro-capite o per valore aggiunto sulle esportazioni. È stata dichiarata la prima regione a forte innovazione all’interno dello scenario europeo.
Ci sono alcuni punti strategici dove si gioca questa partita: le competenze, i saperi e l’intelligenza. Prima di un manufatto ci sono le menti, che vanno supportate, aiutate e trattenute.
Come vi state muovendo in tale direzione?
Abbiamo creato una legge, votata all’unanimità, con lo scopo di trattenere e attrarre talenti. Siamo un Paese che discute di ammortizzatori sociali e pensioni, ma è carente in tema di politiche attive per creare lavoro. Non possiamo più rimandare: occorre allargare la base delle risorse che entrano con qualità nel sistema produttivo.
Si fermerà la fuga di cervelli?
Diversi studi sono concordi nell’affermare che l’Italia perderà un milione di ragazzi nei prossimi dieci anni, la loro genialità e freschezza digitale, con la conseguenza di un impatto economico notevole. Nel 2021 sono stati 3000 i nostri ragazzi che hanno deciso di andare all’estero, soprattutto in Germania, Francia e Silicon Valley. E non c’è un’economia circolare dei talenti.
Molti però arrivano e restano…
Sì, certo. Abbiamo una buona reputazione data dall’attrattività delle scuole e del nostro tessuto produttivo di industrie di fama ed eccellenza mondiale, soprattutto in ambito automotive.
Abbiamo molto appeal soprattutto sui ragazzi del sud e contiamo oggi 7500 ragazzi da tutte le parti del mondo. Da qui, un tema fondamentale: i giovani che riusciamo ad attrarre contrastano la crisi demografica, ma il loro numero non è sufficiente.
È possibile far rientrare un talento?
Sì, abbiamo discusso con associazioni imprenditoriali su questo. Un talento non rientra in una situazione di precarietà e poi c’è un tema di salario, ma non è tutto. C’è una nuova cultura, un nuovo bilanciamento: per i giovani il tema del lavoro è importante, ma non prescinde dalla qualità della vita.
Ci sono altri parametri da considerare, come la possibilità di smart working o un ambiente di lavoro friendly e non gerarchico.
Inoltre, le istituzioni del territorio dovrebbero supportare chi rientra senza abbassarne la qualità di vita condotta fino a quel momento all’estero, offrendo, per esempio, l’iscrizione a scuole internazionali per i figli e opportunità di lavoro al partner.
A livello scolastico, invece, su cosa occorre investire?
Bisognerebbe destinare grandi risorse all’orientamento. I tedeschi spendono 20 volte di più rispetto a noi. Perché? In Italia il mercato del lavoro, tradizionalmente, funziona per conoscenze, ma questo sistema non può più reggere.
È fondamentale creare reti scuole-imprese per l’accesso dei giovani. L’Emilia-Romagna, inoltre, sta spingendo molto anche sulle lauree professionalizzanti di tre anni.
Avete attivato qualche progetto specifico?
Si chiama “Super”, acronimo di Scuola Universitaria per le Professioni Tecniche dell’Emilia-Romagna. Abbiamo stretto un accordo per agevolare gli studenti più promettenti, le cosiddette “passerelle”: dopo il primo biennio in un ITS, gli studenti particolarmente talentuosi possono vedersi riconosciuti i crediti utili per passare direttamente alle lauree professionalizzati.
Avete investito anche nella formazione continua?
Con un finanziamento di circa 3,7 milioni di euro, aumentato di quasi 700 mila euro rispetto a quanto inizialmente previsto, la Regione sostiene un’offerta ampia e diffusa su tutto il territorio con oltre 300 percorsi formativi, per rafforzare le competenze delle figure chiave che operano nelle imprese dell’Emilia-Romagna.
La formazione continua rivolta a imprenditori e professionisti è un fattore imprescindibile per lo sviluppo generale dell’economia di un territorio, poiché consente una maggior capacità di evoluzione e adattamento alle trasformazioni dei mercati e della produzione.
Per questo vogliamo accompagnare e supportare gli imprenditori, i professionisti e le piccole e medie imprese nel crescere ulteriormente insieme ai processi in atto di innovazione e transizione ecologica e digitale.
Si rivolge con bandi a pacchetto sia a chi vive già nel territorio, sia a chi vorrebbe trasferirvisi, anche rientrando dall’estero, iniziando dalle città sede di Università.
L’obiettivo del bando è facilitare l’accesso ai servizi utili e necessari a chi voglia restare o arrivare in regione: aiuti su alloggi e residenzialità, trasporto pubblico locale, welfare familiare, offerta culturale, partecipazione all’associazionismo regionale e alle attività del Terzo settore nonché, se stranieri, ciò che serve a ottenere una sufficiente conoscenza della lingua italiana.