Un pigmento per rimuovere le nanoplastiche dall’acqua

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nanoplastiche

Per essere rimosse dagli impianti di trattamento delle acque attualmente in funzione le nanoplastiche derivanti rifiuti plastici devono essere prima agglomerate fino a raggiungere dimensioni maggiori. A oggi, vengono impiegati flocculanti a base di ferro o alluminio che non rappresentano la soluzione definitiva, poiché permangono nell’acqua e causano gravi tossicità per l’uomo, richiedendo un successivo processo di trattamento delle acque separato. In questo senso, il Center for Water Cycle Research presso il Korea Institute of Science and Technology (KIST) ha sviluppato un flocculante solido ecologico a base di scheletro metallo-organico in grado di aggregare efficacemente le nanoplastiche sotto irradiazione di luce visibile. Tutto questo utilizzando il blu di Prussia, una sostanza prodotta aggiungendo cloruro di ferro a una soluzione di ferrocianuro di potassio, innocua per l’uomo.

Chimica amica

Si tratta del primo pigmento sintetico utilizzato per tingere i jeans di un colore blu intenso ed è stato recentemente utilizzato per adsorbire il cesio, un elemento radioattivo, dalle acque reflue delle centrali nucleari giapponesi. Durante gli esperimenti, i ricercatori hanno scoperto di essere in grado di rimuovere fino al 99% delle nanoplastiche dall’acqua. Il materiale sviluppato è anche in grado di flocculare le nanoplastiche più di tre volte il proprio peso, superando di circa 250 volte l’efficienza di flocculazione delle soluzioni convenzionali che utilizzano ferro o alluminio, e facilita il recupero dei residui nell’acqua. Utilizzando la luce naturale come fonte di energia, inoltre, consente un processo a basso consumo energetico. Il principio di questo materiale può essere utilizzato per rimuovere non solo le nanoplastiche, ma anche una varietà di contaminanti nei sistemi idrici.

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