Il lubrorefrigerante ha diverse funzioni, ad esempio, ha il compito di facilitare l’evacuazione del truciolo e di proteggere dall’ossidazione i pezzi lavorati e la macchina utensile stessa. Inoltre, non deve creare morchie e residui in lavorazione, garantendo una capacità pulente e detergente all’interno della macchina. Fondamentale è che non crei schiume, problema annoso e destabilizzante per molte lavorazioni. Ma uno degli aspetti, sempre più spesso discriminanti, nella scelta di un buon lubrorefrigerante è la sua biostabilità, ovvero la stabilità alla proliferazione microbiologica.
Come mantenere la biostabilità nei lubrorefrigeranti
«Quante volte ci è capitato di entrare in un’officina meccanica e sentire degli odori sgradevoli? Quante volte gli operatori delle macchine utensili dicono che l’emulsione puzza o fa odore? Per chi vende lubrorefrigeranti, o per chi li usa, direi che è una frase abbastanza comune. – spiega Valentino Foiadelli, direttore tecnico-commerciale di Bellini SpA – I lubrorefrigeranti sono miscele di componenti chimici e lubrificanti diluiti in acqua, ad una concentrazione ben definita. L’acqua è a tutti gli effetti la parte più importante del fluido e, come tutti sanno, che dove c’è acqua c’è vita. Quindi, in un’emulsione oleosa è abbastanza normale avere a che fare con degli inquinanti microbiologici». La resistenza agli inquinamenti viene generalmente chiamata biostabilità, cioè la capacità del fluido di resistere agli agenti biologici. Un’emulsione fortemente inquinata è un’emulsione che può causare seri problemi, ed il primo campanello d’allarme è proprio l’odore.
Un’emulsione che presenta un inquinamento microbiologico, oltre che generare cattivi odori, provoca una serie di effetti collaterali:
- Perdita di PH del fluido
- Scarsa protezione dalla ruggine
- Perdita di detergenza
- Dermatiti cutanee
Come garantire massima tollerabilità ed elevate performance, tutto questo senza battericidi? La risposta nel nostro articolo.