Nylon sostenibile dal trattamento della lignina

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Un nuovo trattamento della lignina permette di ottenere precursori chimici usati nella produzione del nylon con un impatto ambientale molto basso, sia in termini di solventi e altre sostanze chimiche impiegate, sia per quanto riguarda la quantità di energia richiesta dal processo. Il procedimento innovativo per ottenere il nylon sostenibile è frutto del lavoro dei tecnici dell’Ames Laboratory del dipartimento americano per l’energia.

L’economia circolare in pratica

La lignina è il polimero organico che conferisce sostegno a diversi tessuti vegetali ed è anche uno dei sottoprodotti principali nel processo di produzione della carta. All’Ames Laboratory si sono concentrati sulla lignina che risulta dal processo Kraft, un metodo industriale di estrazione chimica, tramite addizione di soda caustica, della cellulosa dal legno, da cui si ottiene una polpa di cellulosa che, successivamente lavorata, diventa carta.

Tra i materiali di scarto c’è appunto la lignina che si stima in circa 50 milioni di tonnellate l’anno. Il destino di questa biomassa, normalmente, è quella di essere bruciata per recuperarne calore. Ma chiaramente questo processo comporta l’immissione in atmosfera di anidride carbonica. I tecnici del dipartimento dell’energia americano hanno messo a punto un trattamento che permette un impiego differente della lignina.

Il primo passo è il tradizionale trattamento del polimero con una soluzione acquosa di idrossido di sodio (cioè soda caustica). A temperature di circa 200°C, la macromolecola si degrada restituendo uno dei suoi più semplici elementi costitutivi: il guaiacolo. A sua volta, questo piccolo composto aromatico può essere convertito in un precursore del nylon a condizioni energetiche ancora meno dispendiose, utilizzando alcuni catalizzatori.

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