Una tecnica efficace per rivestire componenti stampati in 3D

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Una nuove tecnica per dipingere complessi oggetti stampati in 3D, come telai leggeri per aeromobili e stent biomedici. Il progetto, elaborato dagli ingegneri della Rutgers University-New Brunswick, in Canada, potrebbe far risparmiare tempo e denaro ai produttori e offrire nuove opportunità per creare “rivestimenti intelligenti” per le parti stampate.
Spruzzi e pennelli convenzionali infatti non possono raggiungere tutti gli angoli e le fessure in complessi oggetti stampati in 3D, mentre la nuova tecnica riesce a ricoprire qualsiasi superficie esposta e favorisce la prototipazione rapida.

“La nostra tecnica rappresenta un modo più efficiente per rivestire non solo oggetti convenzionali, ma anche robot morbidi di idrogel e i nostri rivestimenti sono abbastanza resistenti da sopravvivere alla completa immersione in acqua e al ripetuto gonfiore e disgonfiore dell’umidità” Jonathan P. Singer, ricercatore dell’università.

Rivestire componenti stampati in 3D: la deposizione elettrospray come punto di partenza

Gli ingegneri hanno sviluppato le capacità di una tecnologia già nota, chiamata deposizione elettrospray, che crea uno spruzzo fine di goccioline applicando una tensione al fluido che passa attraverso un ugello. In base a questo approccio, stanno costruendo un accessorio per stampanti 3D che, per la prima volta, consentirà il rivestimento automatizzato di parti stampate in 3D con strati di vernice funzionali, protettivi o estetici. La loro tecnica presenta un’applicazione di vernice molto più sottile e mirata, che impiega un numero significativamente inferiore di materiali rispetto ai metodi tradizionali. Ciò significa che gli ingegneri possono usare materiali all’avanguardia, come nanoparticelle e ingredienti bioattivi, che altrimenti risulterebbero troppo costosi nelle vernici.
I prossimi passi prevedono la creazione di superfici in grado di modificare le loro proprietà o innescare reazioni chimiche per creare vernici in grado di rilevare il loro ambiente e segnalare stimoli all’elettronica di bordo. I ricercatori sperano di commercializzare la loro tecnica e creare un nuovo paradigma di rivestimento rapido subito dopo la stampa da integrare alla stampa 3D.

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