Abbiamo intervistato Walter Gabetta, responsabile marketing e strategie di business, e Camilla Timo, responsabile alliance & stakeholders relations, per cercare di comprendere cosa si cela veramente dietro il “dato”.
Il business mette il turbo
Il dato ha molte facce: è unico, inesorabile, accattivante, impietoso, inebriante. È la quintessenza della sintesi. Quante volte ci siamo sentiti dire “basta chiacchiere, voglio un dato!”. Oggi siamo subissati dai dati. Ci provengono dati non richiesti da fonti disparate, li chiediamo a chi ne dispone, li riceviamo dai dispositivi Internet delle cose.
Li chiamiamo genericamente Big Data, ma quello che ci interessa non è certo il loro nome, quanto il loro significato, da analizzare, da interpretare, da utilizzare e portare “a valore”. Altrimenti non serve.
BiFactory si occupa di estrarre, selezionare, organizzare e analizzare i dati “prodotti” dalle aziende e di trasformarli in informazioni pertinenti e conoscenze rilevanti. L’obiettivo è fornire metodi, strumenti e modelli previsionali–predittivi, a coloro che occupano ruoli decisionali, perché possano orientarsi nelle scelte, intraprendere azioni e attuare strategie innovative per il proprio business. L’approccio è su tre livelli: metodi, persone e tecnologie e interviene per abilitare nuovi modelli di business, introducendo una gestione più efficace del “patrimonio di dati” in possesso dell’azienda. Ne abbiamo parlato con Walter Gabetta e Camilla Timo, rispettivamente responsabile marketing e strategie di business e esponsabile alliance & stakeholders relations presso BiFactory.