Gli indicatori del consumo di acciaio in Europa nel corso del primo trimestre di quest’anno sono tutti in crescita e l’attività produttiva dei principali settori utilizzatori ha attraversato a sua volta una fase di espansione. Secondo Eurofer, il quadro roseo potrebbe tuttavia incrinarsi.
L’associazione paneuropea delle industrie siderurgiche Eurofer ha di recente rilasciato i dati sull’andamento del comparto nel primo trimestre di quest’anno e la buona notizia è che tutti gli indicatori critici sono positivi, a cominciare dal consumo apparente in crescita del 3,1%. Secondo la sigla continentale, tanto i fornitori europei quanto quelli dei paesi terzi hanno beneficiato nel periodo di un netto aumento della domanda e il consolidamento dei fondamentali di settore si deve anche all’attuazione delle politiche doganali antidumping. Quindi, all’introduzione di dazi e misure investigative sui carichi di materiale provenienti da stati come la Cina, in primo luogo, sospettati com’è noto d’una strategia commerciale sleale. Non a caso, il timore del direttore generale di Eurofer, Axel Eggert, è che già a partire dal secondo semestre la manifattura locale possa perdere terreno a favore delle nazioni concorrenti, come mostrerebbero le stime preliminari relative all’import nel bimestre aprile-maggio 2017. Nella restante parte dell’annata, la domanda europea è attesa a un ulteriore miglioramento nonostante sulla dinamica potrebbe pesare la corsa allo smaltimento delle scorte in eccesso prevista, in particolare per l’ultimo trimestre. Nel complesso, mentre si pronostica un rallentamento nel 2018, la richiesta di acciaio da parte dell’UE sembra pronta a impennarsi nei mesi a venire per almeno 1,9 punti percentuali. Alla luce di queste ipotesi, Eggerts ha ammonito: «Le importazioni» potrebbero essere gravate da meccanismi distorti che metterebbero a rischio la stabilità del mercato medesimo. Non si vedono all’orizzonte soluzioni strutturali al problema della sovraccapacità globale e i provvedimenti di natura protezionistica o addirittura isolazionistica paiono destinati a moltiplicarsi. Nel dettaglio, le azioni potenzialmente originate dall’indagine statunitense basata sull’articolo 232 del Trade Expansion Act (relativa appunto ai dazi sulle merci in entrata, ndr) potrebbero causare effetti distorsivi disastrosi sui commerci mondiali».
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