La ricerca di soluzioni progettuali più performanti passa necessariamente attraverso un differente approccio sia mentale che esecutivo. La tecnologia additiva è regina del “think different”.
Quando si parla di tecnologia additiva, lo slogan invocato dai più è “think additive“. Ok. In realtà nel “think additive ” si vorrebbe sintetizzare l’obbligo ad un cambio di approccio a 360 gradi e non soltanto riferirsi ad un cambio di tecnologia, mantenendo inalterati buona parte degli schemi che guidano lo sviluppo e la produzione di un manufatto. Non nuoce infatti ricordare che l’additive manufacturing non nasce e si sviluppa per replicare pezzi esistenti – talvolta frutto di una progettazione che pensa più alla tecnologia produttiva che alle caratteristiche meccaniche che deve avere il pezzo, in contrapposizione alla più tradizionale tecnologia sottrattiva. La tecnologia additiva richiede un’evoluzione di pensiero, che ormai è una questione culturale, perché non coinvolge solo il modo di progettare, che deve essere orientato all’ottimizzazione del prodotto in funzione del reale utilizzo e non della sua realizzazione, con un salto qualitativo anche per tutto l’aspetto gestionale. In questo senso l’introduzione della stampa 3D rappresenta una rivoluzione anche sociale che chiede un approccio differente. E allora? “think different“, oltre che additive.
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